by Chiara Piunno

martedì 2 aprile 2013

Saphina...



"Era stesa supina, in bilico fra il bordo del triclinio e il prato. Il ragazzo biondo era chino sui suoi seni scoperti, e li baciava con foga sotto lo sguardo paziente di un altro commensale, che aspettava semplicemente il suo turno, accontentandosi di accarezzarla sotto i delicati panneggi della veste. Saphina lanciò un urlo oltraggiato, ma ne uscì solo un rantolo che venne di certo mal interpretato, dato che il giovane si scostò e lasciò lo spazio all’altro. L’uomo le morse i capezzoli mentre frugava tra le sue gambe con la mano. Con un ringhio esausto e disperato di rabbia, la ragazza lo colpì al volto poi al ventre con le ginocchia, quindi iniziò a tempestare di pugni l’altro, usando quella forza tremante per riuscire a sollevarsi. Intorno a loro nessuno sembrava far caso alla sua reazione, anzi qualcuno ne rise.

Fortunatamente per Saphina, le droghe che aleggiavano nell’aria rendevano lenti e ottusi gli spasimanti. Tornando di colpo lucida, lei si strappò dalle loro grinfie e, inciampando tra i corpi avvinghiati dei commensali, e i calici e i cibi abbandonati nello spreco, fuggì via, le braccia strette al petto nell’inutile tentativo di coprirsi con la veste slacciata che cadeva da ogni parte.

Mentre attraversava il padiglione nel culmine dell’orgia, colse scene indescrivibili di donne e uomini che si accoppiavano in massa. Non sussisteva differenza fra giovani e vecchi, liberi e schiavi. Alcuni si intrattenevano con più amanti contemporaneamente, e molti, non facendo caso a ciò che facevano, si univano con passione a individui del loro stesso sesso.

Un coro di voci femminili posto accanto a una fonte accompagnava il ritmo degli amplessi con salmi vibranti.

La “voce” nella testa di Saphina urlò di disappunto, ma cosa dicesse rimase un mistero anche per lei, troppo sconvolta per udire, o ricordare quanto udito.

La giovane di Roa uscì dal padiglione e la luce limpida del sole diretto, senza più teli sanguigni, le provocò una vertigine.

Altri invitati, più moderati, sedevano ai margini del porticato, bevendo e conversando. Mentre lei correva oltre le colonne, non le concessero più di un’occhiata pensosa.

Saphina infilò una porta aperta, ritrovandosi in una stanza in penombra.

Era sola.

Ansimava e batteva i denti, immobile nella calma improvvisa che stonava con la violenza terribile che aveva subito. Il tocco prepotente di quelle mani estranee le riaffiorò sulla pelle, rievocò altre mani e altri luoghi, il freddo delle notti invernali di Roa…

La sua pelle sudata fu squassata dai brividi; si sentì sommergere da un disgusto infinito. Si sentì sudicia. Marchiata. Molto più di quando la sua famiglia aveva scoperto la sua colpa… molto più di quando aveva ucciso.

Gettatasi in un angolo provò a vomitare, ma riuscì solo a scoppiare in singhiozzi violenti. Rannicchiatasi fra la porta e un mobile basso, strinse le ginocchia al petto per non sentirsi più tanto nuda, esposta. Ma lo schifo rimase lì, sopra e dentro di lei.

Le lacrime, nere di kajal, macchiarono mani e pelle.

La veste rossa era, ormai, un inutile brandello.

Posato il capo tra le braccia, Saphina prese a invocare il nome di Mèlas con sempre maggiore forza."

 

(cit. "Il principe del Drago" di Chiara Piunno)

4 commenti:

  1. Grande! Il libro l'ho letto e sai già quel che ne penso: grande!

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  2. Risposte
    1. =**= <3 quando vuoi! Grazie =^__^=
      :3 sarò felicissima di avere una tua opinione!

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